Olderfjord-NordKapp-Honningsvåg

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Dal mio diario.

"La gioia non è arrivare a Capo Nord. La vera gioia è l'opportunità che mi è stata donata di partire per questa incredibile avventura".

Oggi grande giorno. Dopo 54 giorni ( come i miei anni) e tanti Km pedalati, 6543, sono giunto alla meta. 
Dati dell'ultima tappa:
Km percorsi 168 con 1777 mt di dislivello. Tempo trascorso a pedalare 14 ore e 54 minuti. Cielo bello, vento bello, salite belle, discese belle, temperatura bella, nuvole belle, foschia bella.
Ora vi racconto i due incontri che, dire fantastici è dire poco. Il primo è durante la cena in campeggio. Vicino a me c'è un norvegese con il quale iniziamo a parlare incuriosito dal mio abbigliamento da ciclista, per fortuna sapeva lo spagnolo. Mi da la dritta per il ritorno. Non più 250 Km in bici da ripetere fino a Alta per prendere l'aereo, ma rientro da  Honningsvåg con il traghetto tra i fiordi fino a Tromso. Viaggio fantastico: zero Km in più, quasi due giorni guadagnati e € risparmiati. Meraviglioso. Il secondo ha del romanzesco. Ieri sera, prima di cimentarmi negli ulti 29 Km, mi sono fermato a Honningsvåg per vedere da dove partiva il traghetto e avere conferma degli orari fornitemi dall'amico norvegese. Decido lì per lì di cenare alla novegese prima dell'ultima fatica. Baccalao, patate, cetriolo, una salsa acida e una birra alla spina. Alla fine due fette di torta fatta in casa. Parto. Fa già freddo e indosso i pantaloni anti vento. Dopo 200 mt mi saluta uno da sognatore (tipo alla Benigni) ovvio che mi fermo è un simile. Era incuriosito dalla macchina fotografica montata sul manubrio. Parliamo un po' del mio viaggio e dell'ultima salita verso NordKapp. Mi dice che lì su fa freddo. Ci salutiamo da sognatori e riparto. Fa proprio freddo. Sono avvolto dalle nuvole,  la visibilità è scarsa così accendo le luci.  Gli ultimi venti Km chi mi sorpassa? Il sognatore con la sua auto gialla. Si ferma e mi spiega che questa foschia durerà poco. Ci risaltiamo da sognatori. Gli ultimi 10 Km chi mi sta spettando? Il sognatore. Ha un sacchetto in mano. Accendo la cinepresa non si sa mai. Mi ferma e mi offre della cioccolata. Il sole all 'improvviso è accecante. Con la mano aperta mi mostra le cinque dita e mi dice che in un anno solo cinque giorni sono così a mezzanotte: con il sole, senza vento e caldi. Incredibile un quinto di quei giorni oggi è capitato a me!!! Ci risalitiamo da sognatori. Faccio gli ultimi 10 Km e arrivo finalmente a Capo Nord. Per entrare nella zona del parcheggio, che accede al famoso globo, tutti devono pagare il pedaggio, ciclisti compresi, che in euro sono circa 30. Chi ti trovo al pedaggio? Il sognatore che aveva da poco preso servizio. Mi saluta da dentro la cabina e mi fa passare senza pagare. Al ritorno c'erano molte renne, mancava solo di incontrare Babbo Natale e schiattavo. 











                          

                          




                                               

Porto di Honningsvåg


Honningsvåg Stoccafissi a essiccare



                 
























                 
                    

                  


                  

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E6

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La E6. 
Giunto a questo punto del percorso, vi parlerò della E6: la mitica strada per raggiungere Capo Nord che nasce a Oslo. Dagli anni 90, in occasione delle olimpiadi invernali di Lillehammer 94, ha subito interventi di ampliamento e di modifica della viabilità importanti. In alcuni tratti è a pagamento con telecamere che ti addebitano il pedaggio rilevando la targa. In sostanza non ci sono caselli autostradali.  Questi tratti a pedaggio terminano di fatto a Trondheim. Noi per uscire da Oslo abbiamo scelto la strada numero 4 perché già a Oslo la prima galleria della E6 è interdetta alle biciclette. La E6 l'abbiamo intersecata a Lillehammer e qui sono iniziati i problemi. I molti cantieri che incontri ti fanno subito capire che, quanto sto scrivendo sulla E6, a breve potrebbe essere cambiato: anche a vantaggio delle biciclette. Purtroppo ora non è così. Apro una parentesi che mi servirà per spiegare meglio il concetto di ciclabile lungo la E6. ( Se in Spagna e Francia la rete ciclabile è simile all'Italia, le cose cambiano radicalmente dal Belgio. Dopo pochi Km dalla frontiera belga, noi non abbiamo più lasciato le piste ciclabili fino all'imbarco per la Norvegia, attraversando Olanda, Germania e Danimarca: incredibile!!!). Qui in Norvegia è un misto tra tutti gli Stati elencati prima. Lungo la E6 non sempre trovi la pista ciclabile come ad esempio in Belgio, Olanda e Danimarca e quando c'è e si è in prossimità di un centro urbano, o di un campeggio, ti fanno uscire non perché la strada diventa pericolosa ma per il solo fatto che quasi tutti usano le ciclabili per brevi tratti, da paese a paese.  Per gli spostamenti più lunghi usano altri mezzi. Ora queste continue deviazioni, quando percorri per più giorni una media di 120 Km al giorno e ne trovi 5/6, diventano un problema che per fortuna termina a Trondheim. Per quanto riguarda le gallerie, lungo la E6 quelle vietate alle bici non vengono segnalate con largo anticipo e quindi può succedere, come nel tratto Fauske -Tømmerneset, che l'ultima galleria, dopo che hai percorso 102 Km sia vietata alle biciclette e non ci siano alternative se non tornare indietro.  

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L'essenza del viaggio

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Se dovessi definire con una parola l'essenza di questo viaggio direi l'incontro. L'incontro con se stessi e con  le persone che per curiosità si sono avvicinate a noi. Prima di partire ero  dotato, per paura, di difese, portandomi al seguito spray urticanti, un manganello telescopico e un lucchetto con allarme elettronico. Da subito me ne sono liberato perché le paure erano dentro di me. Fuori ho incontrato solo persone buone, pronte ad aiutarci con le giuste indicazioni per proseguire il viaggio o nel risolvere le tante difficoltà incontrate e, in fine, nella paziente interpretazione delle mie parole. Non ho mai ricevuto un gesto sgarbato. E' persino capitato che qualcuno ci ospitasse in casa sua per proseguire il viaggio il giorno dopo. Credo che questo sia stato possibile perché ci rivelavamo da subito per quelli che eravamo: due ciclisti sognatori un po' folli. Le persone avevano chiara la nostra identità e, dai nostri giocattoli ben attrezzati, si capiva che il viaggio ci avrebbe portato,  con fatica, molto lontano. Questo rivelasi in modo chiaro alla gente ha tolto le mille barriere in ognuno, permettendo l'incontro. 






















L'uomo dei cioccolatini







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